Il progetto del Grand Hotel et de Milan, in via Alessandro Manzoni 29, fu affidato all’architetto Andrea Pizzala, noto per aver realizzato a Milano la Galleria De Cristoforis nel 1831, prima galleria commerciale italiana allora molto più elegante di quella di oggi. L’edificio dell’Hotel che vide la luce nel 1863, era più piccolo rispetto all’attuale: un palazzo dallo stile eclettico, con molti riferimenti decorativi neogotici. Verso la fine dell’Ottocento, l’Hotel acquisì una notevole importanza, essendo l’unico in città dotato di servizi postali e telegrafici. Per questo è stato spesso frequentato da ospiti illustri tra il quali il Maestro Giuseppe Verdi, che qui soggiornò per ventisette anni dal 1872, alternando la sua vita lavorativa in città all’ambiente rilassante della sua casa di campagna a Sant’Agata, vicino a Piacenza. In quegli anni Verdi lavorò prima su Otello e poi su Falstaff. Qui trascorse anche il lungo periodo di malattia prima della sua morte. Due o tre volte al giorno il Direttore faceva affiggere all’ingresso dell’albergo i bollettini con lo stato di salute del Maestro. Su via Manzoni fu sparpagliata paglia per attutire i rumori delle carrozze e dei cavalli e non disturbarne così l’agonia. Ancora oggi all’esterno dell’Hotel è affissa una targa che riporta la scritta: “Questa casa fece nè secoli memoranda Giuseppe Verdi che vi fu ospite ambito e vi spirò il dì 27 gennajo del 1901″. Al Milan, com’era all’epoca chiamato affettuosamente l’albergo, è possibile visitare la suite 105 che porta il nome del Maestro, ma soltanto quando non vi sono ospiti. Altri nomi illustri che hanno soggiornato al Milan sono stati Enrico Caruso, Gabriele D’Annunzio, Maria Callas, Vittorio De Sica. L’Hotel ospita il Gerry’s Bar, dove è possibile sedersi per un aperitivo o per un drink dopo cena, e i ristoranti Caruso, con il suo giardino d’inverno, e Don Carlos, con pareti piene di dipinti e di scene del Museo del Teatro alla Scala di cui il Milan è da sempre una sorta di dependance.