La Basilica di Sant’Ambrogio, nell’omonima piazza al numero 15 e seconda per importanza soltanto al Duomo, è stata costruita nel IV secolo dal vescovo Ambrogio, le cui spoglie riposano ancora nella cripta. Fra le quattro basiliche che fece realizzare in città, il Santo aveva già deciso che questa sarebbe stata il luogo della sua sepoltura. Al tempo si chiamava basilica Ad Martyrum, perché sorgeva su un antico cimitero di martiri cristiani. Lui, nobile, ricco e germanico, conferì a Milano il suo ultimo periodo di splendore. Il 7 dicembre, giorno in cui vene ordinato vescovo di Milano, il capoluogo lombardo celebra il suo patrono la cui vita è costellata da un’infinità di leggende. Prima tra tutte, quella delle api, che narra di come il piccolo Ambrogio, ancora in culla, fosse stato assalito da uno sciame che però non lo punse, ma depositò del miele sulle sue labbra. Segno della bontà del patrono milanese. Un’altra leggenda è quella che vede il Santo addormentarsi, mentre stava dicendo messa. Ambrogio, dopo essersi risvegliato, comunicò ai presenti di come si fosse trasportato al funerale dell’amico San Martino di Tours che, a detta sua, sarebbe morto dopo di lui e che quindi non sarebbe riuscito a salutare a dovere: effettivamente, Ambrogio morì prima dell’amico. Percorrendo l’entrata della Basilica, si resta spiazzati dalla presenza infinita di opere artistiche tra cui il Cristo risorto del Bergognone, gli affreschi del Tiepolo e la colonna del serpente nero di bronzo. Si narra che fu forgiato da Mosè in persona, durante l’attraversamento del deserto, per difendersi da serpenti veri, e che nel giorno del Giudizio si animerà e tornerà al suo luogo di origine. Nella parte absidale è possibile ammirare l’altare di oro zecchino, costruito dal Ciborio, o la tomba d’oro zecchino di San Vittore e la cripta con le reliquie di Ambrogio, Protasio e Gervasio che il Vescovo Angilberto volle riunite. Un’altra leggenda che riguarda Ambrogio e la sua basilica è quella della colonna con due fori al suo esterno: il santo avrebbe incontrato il diavolo e dandogli un calcio, avrebbe fatto sì che le sue corna si conficcassero dentro alla colonna, dove ora ci sono i buchi. Il Santo aveva la fama di guaritore. Si racconta che una volta il vescovo guarì Nicastro, un militare ammalato di podagra (una malattia del metabolismo) semplicemente calpestandogli un piede per errore. E non è l’unico caso: Ambrogio, in visita a Roma, guarì il figlio gravemente ammalato di uno nobile, mentre a Firenze resuscitò un bambino che era stato posseduto da un demonio.