Oggi è uno scorcio pittoresco e molto suggestivo di Milano, ma nel Settecento Vicolo dei Lavandai era una strada in cui gli uomini della Confraternita dei Lavandai, associazione operaia che si occupavano di andare a ritirare la biancheria sporca nelle case delle famiglie facoltose, di lavarla, asciugarla e riportarla pulita, popolavano il piccolo angolo al 14 di Alzaia Naviglio Grande. All’origine del nome c’è il lavatoio che dall’anno della sua costruzione fino alla fine degli anni Cinquanta veniva utilizzato per lavare la biancheria non soltanto dagli abitanti del quartiere. Durante il periodo di guerra, con gli uomini chiamati al fronte, a utilizzare il lavatoio e a gestire il lavoro di lavanderia furono le donne, che continuarono a popolare l’area anche negli anni a seguire. La drogheria nel vicolo vendeva spazzole e sapone con cui i capi venivano strusciati sulle rocce del ruscello che ancora oggi viene alimentato dalle acque del Naviglio. Al civico 6 del vicolo è possibile ammirare ancora una centrifuga del Novecento. L’incanto e la bellezza del luogo hanno ispirato numerosi scrittori e poeti come Luigi Cazzetta e la sua “Vicol di Lavandèe”, con cui nel 1964 vinse il premio Carlo Porta.