Santa Maria Segreta

Santa Maria Segreta

Santa Maria Segreta, in piazza Nicolò Tommaseo, rappresenta un caso unico ed emblematico di trasferimento, dopo la progettazione di un nuovo quartiere abitativo in stile liberty, messo in cantiere da un cospicuo numero di famiglie imprenditrici della borghesia milanese. Tra il 1880 e il 1911 infatti si spostavano dalla zona di Cordusio verso un’area non distante che facilitasse loro il contatto con le sedi degli stabilimenti edificati nella cintura attorno a Milano. La costruzione della nuova chiesa parrocchiale, su progetto dell’architetto Augusto Brusconi, cominciò nel 1912  e terminò, dopo varie peripezie, non poche controversie e rilevanti difficoltà economiche legate anche con la guerra, il 18 ottobre 1924. Il quartiere nacque come espressione di una innovativa fase della storia di Milano. Pier Paolo Pasolini ne lesse con provocatoria intuizione la portata e le sottili tensioni quando, nel 1968, diresse il film “Teorema”: memorabile la sequenza in cui affiancò piazza Tommaseo, luogo di incontro degli studenti e delle studentesse della borghesia — una lunga, silenziosa panoramica sull’Istituto delle Marcelline e sulla facciata della chiesa di Santa Maria Segreta — alla visione dei cancelli degli stabilimenti Falck di Sesto San Giovanni al momento dell’uscita degli operai. La cura fu di riprodurre, specialmente all’interno, il volto familiare della chiesa demolita: i marmi, gli altari, la suppellettile furono riutilizzati per ricreare l’atmosfera dell’antica chiesa. La costruzione finì nel 1918. La facciata ebbe, rispetto alla precedente, un’intonazione più monumentale. Le fu da modello quella di Sant’Alessandro. Più che apprezzabile è il patrimonio d’arte confluito nell’attuale chiesa di Santa Maria Segreta: degni di nota l’Incoronazione della Vergine, tavola di scuola napoletana con influssi fiamminghi, un busto marmoreo di Madonna con Bambino di scuola campionese, i pulpiti lignei disegnati da Luigi Canonica, la sagrestia con arredo in legno e lampadario di Murano settecenteschi. E poi l’icona bizantina, che appartenne a San Carlo Borromeo, donata dal Cardinale Schuster. Infine, è da rilevare l’apporto variegato alla decorazione interna degli artisti dei primi decenni del Novecento: del valtellinese Eliseo Fumagalli, del milanese Aristide Albertella, del piemontese Luigi Morgari, di Vanni Rossi della Scuola Beato Angelico, del Vasconi e del Filocamo.

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