Le origini di Palazzo Reale in piazza del Duomo sono molto antiche e la sua storia corre intrecciata a quella di Milano e di chi l’ha governata. Dagli Sforza a Napoleone, dalla peste ai bombardamenti, sono molti i personaggi e gli eventi che hanno influenzato la struttura e le funzioni del Palazzo, specchio dei poteri forti che si sono alternati al governo della città e che ne hanno cambiato il volto nel corso dei secoli, fino a farne il più prestigioso spazio per le grandi mostre d’arte. Il suo primo nome fu Palazzo del Broletto, definito poi Vecchio per non confonderlo con il Broletto Nuovo, attuale Palazzo della Ragione. Il termine Broletto nel Medioevo indicava genericamente un’area recintata, ma a Milano divenne il palazzo del municipio, dove si svolgevano le assemblee cittadine e dove si amministrava la giustizia. Questo ruolo si consolida con le signorie dei Visconti prima e degli Sforza poi, questi ultimi in alternanza alla dominazione francese: nonostante la loro residenza ufficiale fosse il Castello Sforzesco, i duchi sentivano l’esigenza di un Palazzo che li rappresentasse ufficialmente in città. Saranno però i francesi a spostarvi la Corte nei primi decenni del Cinquecento, facendone ufficialmente il Palazzo Ducale. Dopo l’alternanza al potere tra i francesi e gli Sforza, nel 1535 Milano passa al dominio spagnolo sotto cui rimarrà fino al 1714. La città affronta anni difficili, vittima di due epidemie di peste, la più grave descritta da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. I nuovi governatori si insediano nel Palazzo e intraprendono importanti lavori di ristrutturazione e di ampliamento. Al suo interno viene costruito il primo teatro di Milano, distrutto da un incendio nel 1659 e ricostruito solo nel 1717 fino a che nel 1776 venne decisa la sua demolizione e la contemporanea costruzione del celeberrimo Teatro alla Scala. Con gli austriaci il Palazzo diventa luogo di fastosa vita di corte e abbellito da lavori di rinnovamento. Nel 1739 alloggia negli appartamenti di rappresentanza anche Maria Teresa d’Austria in una sua visita nel ducato milanese. Con l’intervento di Piermarini, chiamato a corte dal 1770 al 1778, scomparve ogni testimonianza architettonica dell’arte lombarda e tutto il Palazzo assunse le vesti neoclassiche. Da allora fu il Palazzo dei regnanti, da Maria Teresa a Napoleone, da Ferdinando I ai Savoia re d’Italia. Il Regio-Duca Palazzo, come fu chiamato fino al 1796, prese il nome di Palazzo Nazionale della Cisalpina con l’arrivo dei francesi finché, con l’arrivo di Napoleone Bonaparte fu chiamato in rapida sequenza Regia Corte, Palazzo della Corte Reale o infine Palazzo Reale. Quando Milano diviene capitale del Regno d’Italia nel 1805 e poi capitale del Regno Lombardo Veneto il Palazzo tocca il suo massimo splendore grazie all’opera di abbellimento affidata ad Andrea Appiani, a Pelagio Pelagi e ad un giovane Francesco Hayez. Dopo la Prima Guerra Mondiale, i Savoia si spogliano di gran parte dei loro beni e cedono il Palazzo Reale al Comune che propone di realizzare all’interno un museo di arti decorative. Duramente colpito dai bombardamenti del 1943, il Palazzo perse gran parte dei suoi tesori: interi ambienti del piano nobile furono irreparabilmente distrutti e con essi il loro contenuto di affreschi, fregi, sculture e addobbi, mentre arredi e ornamenti mobili, trasferiti in altra sede durante il la guerra, non furono più ricollocati. La storia espositiva del Palazzo comincia nel 1951, quando Roberto Longhi allestisce la memorabile mostra su Caravaggio e i caravaggeschi. È l’inizio di una seriedi mostre che animeranno la vita culturale di Milano negli anni Cinquanta nel desiderio di ricostruire, attraverso la cultura, il tessuto socio economico e l’identità della città colpiti dalla guerra che anche a Palazzo Reale aveva lasciato laceranti ferite.