La costruzione del carcere di San Vittore in piazza Gaetano Filangeri 2 venne decisa dopo l’Unità d’Italia insieme ad altri provvedimenti di miglioramento delle infrastrutture milanesi. Per erigere la nuova struttura il governo acquistò dei lotti in zona periferica e poco edificata (oggi area tra corso Magenta e porta Ticinese) e incaricò l’ingegner Francesco Lucca, che si rifece al modello settecentesco del panopticon, disegnando un edificio a sei braccia di tre piani l’una. Tra i raggi vennero costruite le rose di passeggio, divise in venti settori destinati ciascuno a un singolo detenuto per impedire la comunicazione tra i reclusi. Originariamente, era in stile medievale anche il muro di cinta, ma oggi è stato quasi completamente ricostruito per motivi di sicurezza. Durante il periodo bellico, tra il 1943 e il 1945, il carcere di San Vittore fu soggetto in parte alla giurisdizione delle S.S. tedesche che controllavano e gestivano uno dei suoi bracci. Da quel momento il carcere ebbe funzione di campo di concentramento provinciale. Tra gli ebrei di San Vittore c’era anche Liliana Segre. Vi furono inoltre altri detenuti noti tra cui Ferruccio Parri, Giuseppe Bacciagaluppi, Indro Montanelli e Mike Bongiorno. Il regolamento era durissimo e le condizioni igieniche drammatiche. Non mancarono però coloro che cercarono di aiutare i carcerati, come suor Enrichetta Alfieri e Maria Peron. La liberazione definitiva dei detenuti, insorti il 25 aprile 1945, avvenne ad opera dei partigiani delle Brigate Matteotti.