La chiesa del Carmine, nell’omonima piazza, nacque come chiesa nobile del castello, accanto alle vaste distese bastionate dove le milizie si addestravano alla guerra o a sanguinose battaglie. Nacque dunque come chiesa aristocratica, viscontea nella prima e seconda versione (1391 – 1406), sforzesca nella terza, quella definitiva anche se incompleta perché soggetta ad un crollo nel 1446. Ricevette devozione, culto e onori da alcune tra le più importanti famiglie milanesi. Fu tenuta in grande considerazione dai Visconti. Fu sostenuta e finanziata dagli Sforza e dai consiglieri, ciambellani e cavalieri, appartenenti alle famiglie Simonetta, da Corte e Lampugnani. Ed anche successivamente, la chiesa del Carmine fu cara a tanti nobili casati milanesi, via via legati ai successivi padroni francesi, spagnoli e austriaci. Le contrade attorno al Carmine erano quanto mai vive e numerosissime le botteghe: osterie, indoratori, stampatori su tela, merciai, barbieri, zoccolai, ortolani, speziali, maniscalchi, tessitori, lavandieri, fabbri, carrettieri. Qua e là, soprattutto nella vasta piazza davanti alla chiesa, nelle sue vicinanze, eleganti dimore testimoniavano la presenza di famiglie importanti, come i Cusani, ed austeri palazzi ospitavano nobili collegi, come quello dei Gesuiti nell’antica sede degli Umiliati o Palazzo di Brera; ma c’erano pure pittori, notai e scrittori e, nell’Ottocento, musicisti, compositori e cantanti. Pur con i guasti arrecati dai rifacimenti e dai completamenti, la chiesa del Carmine conserva la pienezza del suo fascino. Tre i colori fondamentali: il rosso del mattone, secondo la migliore tradizione milanese e lombarda; il grigio della pietra di Angera delle colonne e delle basi ed dei bassi e larghi capitelli gotici; il bianco degli intonaci su volte e pareti, ripristinati nei restauri di questo secolo al posto delle pesanti e sovrapposte decorazioni sette-ottocentesche. Il progetto iniziale del 1400 fu steso da Bernardo da Venezia, in quel momento all’apice della fama: architetto ducale, già impegnato in posizione secondaria nel cantiere del Duomo di Milano. Pur non portando a termine la costruzione, le conferì tuttavia quelle caratteristiche che Pietro Antonio Solari, intervenendo nella ricostruzione una sessantina di anni dopo all’epoca di Ludovico il Moro, dovette rispettare ed integrare riutilizzando le strutture superstiti al crollo del 1446. La Cappella della Vergine del Carmine, sul fianco destro del presbiterio, in origine dedicata a Santa Apollonia, venne riedificata per celebrare la devozione al Sacro Scapolare. La cappella costituisce un ambiente particolare, quasi l’interno di un cofanetto prezioso, esteticamente in contrasto con l’austerità architettonica della chiesa, ma di fatto esprimente con il gusto dell’epoca, la stessa devota venerazione per la Vergine di cui tutta la chiesa è portatrice. La chiesa del Carmine presenta molte opere: tele del Fiammenghino, del Duchino e di importanti pittori del barocco lombardo come Federico Bianchi e Filippo Abbiati.