A seguito dell’epidemia di peste del 1527, l’Arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, commissionò all’architetto Pellegrino Tibaldi una chiesa a pianta ottagonale all’interno del Lazzaretto. Venne realizzata tra il 1585 e il 1592 con i lati aperti da serliane in modo che gli infermi potessero assistere alle funzioni religiose dalle proprie camere. Con Napoleone, la chiesa di San Carlo al Lazzaretto venne trasformata da Giuseppe Piermarini in un piccolo Tempio pagano della Patria, decorato con corone d’alloro che ne avvolgevano le colonne e privato della cupola. Affettuosamente chiamata dai milanesi San Carlino, la chiesa di Porta Venezia in largo Bellintani Fra Paolo 1, è stata resa famosa da Alessandro Manzoni, che qui ambientò le vicende dell’epidemia di peste del 1630 narrate ne “I Promessi sposi”. Legate ai due periodi bui restano i nomi delle strade circostanti: Lodovico Settala era il medico che riconobbe e denunciò il contagio e che s’impegnò per contrastarlo; Alessandro Tadino era l’incaricato della sanità pubblica durante l’epidemia e il suo libro “Ragguaglio dell’origine at giornali della gran peste” del 1648 è stata una delle fonti usate da Manzoni; Lazzaro Palazzi era il progettista del Lazzaretto; e Felice Casati era il padre cappuccino a cui venne affidato il compito di gestire l’ospedale nel momento più drammatico del contagio.